Alcuni lo chiamano “urbex”, altri “abandonalism”: si tratta in ogni caso della passione per i luoghi dimenticati, fatiscenti e abbandonati, moltissimi dei quali sono in Italia, tra vecchi ospedali, antiche case, chiese oppure interi villaggi come Monteruga.
Questo agglomerato di case si trova nel cuore del Salento, essendo una piccola frazione del borgo di Veglie, a due passi da località incantevoli come Lecce, Torre Lapillo e San Pancrazio Salentino.
Il nome Monteruga rimanda alla presenza di una collina attraversata da un solco profondo: oggi indica uno dei luoghi abbandonati del Salento, sinistro come ogni posto dimenticato dall’uomo e lasciato in balia della natura. Monteruga appare a molti quasi come un set cinematografico di un qualche film statunitense dedicato al selvaggio West: tutto è silente e non c’è anima viva a Monteruga, se non qualche turista incuriosito nello scoprire questo volto del Salento certamente poco conosciuto a molti.
Monteruga non è uno dei tradizionali paesi antichi abbandonati; al contrario, ha visto la luce solo nel 1950 in seguito a una riforma fondiaria di ampia portata. Questa riforma ha comportato una notevole espropriazione di terreni, i quali sono stati in seguito assegnati ai contadini della zona. È in questo contesto che ha avuto origine il piccolo centro abitato di Monteruga, sviluppandosi attorno a una masseria preesistente. Gli abitanti di Monteruga conducevano una vita semplice basata sui prodotti della terra. Durante i periodi di maggiore attività lavorativa, la popolazione poteva raggiungere anche le 800 persone.
Tuttavia, nel corso degli anni successivi, l’intera azienda agricola è stata privatizzata e le attrattive sempre crescenti dei centri più grandi nelle vicinanze hanno gradualmente portato al declino demografico di Monteruga. Questo declino è giunto al punto che negli anni ’80 il paese è stato completamente abbandonato, trasformandosi in un’ombra del passato, un autentico villaggio fantasma.
Fino al 2022, Monteruga era di proprietà dell’imprenditore Maurizio Zamparini e si presentava come un paese completamente recintato, sorvegliato da custodi piuttosto determinati nell’allontanare gli sguardi indiscreti. Tuttavia, con il decesso del precedente proprietario del Palermo Calcio, le redini del controllo su Monteruga si sono allentate, aprendo le porte a chiunque desideri esplorarne i segreti.
Gli edifici spaziano tra frantoi, caserme, aree vitivinicole, campi da bocce, cantine, scuole e il deposito di tabacco, che costituiva il cuore pulsante dell’antica Monteruga, insieme alle viti da cui scaturiva un prelibato vino. Tuttavia, l’intero complesso versa in uno stato di degrado avanzato e totale mancanza di manutenzione, pertanto è opportuno affrontare la visita con cautela: nelle abitazioni dei contadini sono ancora presenti oggetti che sembrano essere stati abbandonati da pochissimo, un’impressione che accompagna il visitatore in ogni angolo di Monteruga.
Anche la Chiesa di Sant’Antonio Abate sembra attendere fedeli, con le panche ancora presenti, sebbene ricoperte di polvere, e un pulpito e un altare che riverberano parole di fede e speranza. Questo luogo di culto si affaccia sulla piazza centrale di Monteruga, ormai coperta da un tappeto erboso abbandonato all’ombra di alte palme, generando un’atmosfera quasi post-apocalittica.
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